giovedì 21 aprile 2011

Li amò sino alla fine

"Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Gv, 13, 1).
Il Giovedì Santo, di solito, lo si ricorda come il giorno della lavanda dei piedi. Gesù lava i piedi ai suoi discepoli, in un gesto di umiltà e di grande amore. Poi la reazione di Pietro che, almeno a me, fa sempre un po' sorridere. "'Non mi laverai mai i piedi!'. Gli rispose Gesù: 'Se non ti laverò, non avrai parte con me'. Gli disse Simon Pietro: 'Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo'".
Ma oggi, mi colpisce un'altra cosa. Poche parole, dette dall'evangelista, prima ancora di parlare del gesto di Gesù: "li amò sino alla fine".
Poche parole che rivelano una grandezza infinita, l'amore eterno di Dio. Gesù non abbandona, non si arrende e non trascura nessuno dei suoi amici. Sa che sta per essere tradito da Giuda, che sta per essere catturato e poi messo in croce. Sa tutto questo, ma non si lascia fermare. Fino all'ultimo pensa ancora ai suoi amici, al prossimo, a noi.
Da questo scaturisce la lavanda dei piedi, da questo ci sarà la preghiera nell'orto degli ulivi, da questo le preghiere sulla croce e le ultime parole a Maria e a Giovanni. Da questo, poi, si ha il culmine del mistero della Croce, della Sua morte e risurrezione.
Un amore eterno: ci precede dall'eternità, ci tocca nella nostra breve esistenza e prosegue ancora dopo di noi, "sino alla fine", cioè per sempre. Scrive Kierkegaard: "Ammettiamo che un uomo, umanamente parlando, ami Dio con rettitudine di cuore; ahimè, Dio lo ha amato per primo, Dio lo precede di un'eternità - così indietro resta l'uomo".
Oggi, in modo particolare, penso che ci venga ricordato tutto questo. Oggi, che inizia il triduo pasquale che culminerà tra la notte di sabato e domenica. Oggi, che stiamo per rendere nuovamente vivo e presente quel mistero così grande che è il centro e il culmine della vita del cristiano.